86 - Eighty-Six
Asato Asato
5/5
Sinossi
La Repubblica di San Magnolia è vittima dei continui attacchi dei “Legion”, droni sprovvisti di equipaggio appartenenti all’Impero. Per far fronte a tale minaccia, ha sviluppato delle armi, anche in questo caso sprovviste di piloti, con cui riesce a respingere il nemico senza subire perdite… Menzogne. Nessun essere umano è morto? Falso! Escluso dagli ottantacinque distretti, ecco l’inesistente “Distretto Ottantasei”. Qui, uomini e donne etichettati come “Eighty-Six”, come “maiali”, combattono giorno e notte in veste di “piloti fantasma”. Dopotutto, la morte di un maiale non è da considerarsi “perdita umana”. Shin e la sua squadra guidano verso morte certa, e Lena, l'Ufficiale di controllo (Handler), li controlla da remoto attraverso un sistema di comunicazione speciale. Che la storia della loro feroce ma triste battaglia e del loro addio abbia inizio!
Recensione
Ai giorni nostri, pensare che ci sia stato un tempo, non così remoto, in cui una parte dell’umanità si è elevata a razza superiore e ha discriminato i suoi stessi simili, è così assurdo da sembrare la trama di un film; una realtà ben lontana dalla nostra, il ricordo di un passato che non ci riguarda; ma dobbiamo ricordare, ricordare la tragedia di quegli anni, farci carico del dolore di migliaia di innocenti.
Il riconoscimento di una razza ariana e la designazione di un nemico comune; in altri termini, l’uomo che usa come giocattoli i propri simili, fino a quando questi non si rompono sotto il peso delle percussioni e delle discriminazioni. È assurdo come i diritti possano non essere riconosciuti a tutti, come se fosse prerogativa di qualcuno decidere a chi spettano.
La realtà della Seconda guerra mondiale, insieme al modello di regime totalitario, sono stati presi come spunto per la produzione di un’opera che, personalmente, penso sia tra le più belle mai scritte. 86 - Eighty-Six racconta fatti veri, filtrati attraverso la lente della finzione letteraria, ma riuscendo ugualmente a offrire una rappresentazione verosimile.
Gli Eighty-Six sono persone, ma non vengono riconosciute come tali; percepite come maiali, come meri animali da sfruttare, vengono mandati sul fronte affinché sacrifichino la propria vita per una patria che non li ha mai riconosciuti, né voluti entro le proprie mura. E gli Eighty-Six, costretti ad affrontare la morte ogni giorno, non possono che lottare per cercare, quantomeno, di sopravvivere. Conoscendo solo la guerra, per loro non esiste altro che il campo di battaglia: privati della possibilità di vivere un’infanzia spensierata e separati dalle loro famiglie, non hanno mai fatto esperienza della tranquillità, ma solo della precarietà di chi è incerto di vedere il domani.
Shin, uno degli Eighty-Six nonché protagonista della storia, a mio parere è il personaggio meglio caratterizzato. Le sue abilità nel combattimento, il suo titolo di “becchino”, i suoi ideali e la sua backstory contribuiscono a creare un personaggio di enorme rilievo. Dietro la sua solita espressione gelida, solo in apparenza incapace di trasmettere emozioni, si nasconde un cuore gentile; ed è questa sua gentilezza ad avermi conquistata. La sua psicologia è ricca di sfumature, i suoi timori e la sua sofferenza diventano anche quelli dello spettatore.
La light novel ha avuto un adattamento indiscutibilmente perfetto, in cui viene rispettato l’ordine degli eventi e la caratterizzazione dei singoli personaggi. Sono poche le scene ad essere state aggiunte nell’anime rispetto all’opera originale, ma sono tutte assolutamente piacevoli da guardare e, in alcuni casi, danno anche maggiore spessore alla relazione tra i due protagonisti - Shin e Lena. Una cosa che mi è dispiaciuto appurare durante la lettura e la visione della serie, è che i personaggi secondari rimangono molto spesso sullo sfondo. La loro storia viene rivelata solo attraverso brevi frasi che vengono lasciate in sospeso. In realtà, ho come avuto l’impressione che, in generale, il gruppo di Eighty-Six sia rappresentato come una massa indistinta. Mi sarebbe piaciuto capirli meglio, vederli di più in azione, ma so che nelle light novel successive il problema verrà ampiamente risolto. Attendo con ansia il momento in cui verranno approfondite le dinamiche tra questi personaggi o, comunque, le storie che hanno alle spalle.
È molto interessante anche il punto di vista di Lena che, in quanto Handler, si occupa di guidare gli Eighty-Six in battaglia. Il suo può sembrare un personaggio semplice, la solita ragazza che, animata da buoni sentimenti, cerca sempre di essere nel giusto, di comportarsi seguendo un codice di valori in cui crede fermamente. Ma, man mano che l’intreccio si infittisce, salta fuori anche la sua vera personalità: tenace e determinata, non intende dimenticare, come gli altri abitanti della Repubblica di San Magnolia - la patria che ha spinto gli Eighty-Six a combattere -, le atrocità della guerra, lo spregevole modo in cui gli Eighty-Six sono stati portati alla totale esclusione. Non è semplice allontanarsi da una mentalità che è propria della famiglia in cui si nasce, dell’intera nazione in cui si vive, eppure Lena ci prova davvero, con tutte le sue forze, a superare le barriere culturali e sociali. Vede gli Eighty-Six non come dei maiali in forma umana, ma come persone, quindi cerca di creare con loro, sin dall’inizio, un dialogo paritario. E, tuttavia, nasconde dietro al suo cuore d’oro anche un lato più spietato; un lato che, si direbbe, la rende in questo senso unica: una spietatezza che la porta ad agire sì per il bene degli altri, ma anche a manipolare e a minacciare pur di ottenere ciò di cui ha bisogno. È una sfaccettatura del suo carattere degna di nota, che la rende sempre più interessante agli occhi dello spettatore.
Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra i due, avrei molto da dire. Non so se lo avete mai sperimentato, ma avete presente quando, per un motivo o per un altro, conosci una persona che però vive lontano, e quindi sei costrett* ad avere un’amicizia, o una relazione di qualsiasi tipo, a distanza? E allora sei lì, a rimuginare su quel rapporto, perché nei confronti di quella persona provi un affetto, un amore indescrivibili, eppure siete separati da una distanza tristemente insormontabile. Ecco: questo è, bene o male, come mi sono figurata il rapporto tra Shin e Lena. I due non conoscono il volto l’uno dell’altra, eppure stringono un legame sempre più forte, si sostengono a vicenda e, a modo loro, si rispettano. È qualcosa che ho sempre desiderato in un’opera, e vederlo finalmente realizzato mi ha riempita di gioia. Certo, in questa parte non c’è romance, ma i dettagli, bisogna dirlo, fanno la differenza. Quelle piccole, brevissime scene in cui Lena si sente imbarazzata, o che si lascia sfuggire qualche parola di troppo, o, ancora, che immagina un possibile contatto con Shin, le ho adorate dal profondo del mio cuore!
In un contesto così drammatico come quello della guerra, 86 - Eighty-Six è, quindi, riuscito a unire tematiche importanti all’attualità, basandosi su un quesito che molto spesso è stato proposto: “E se l’uomo varcasse i limiti della scienza, creasse una tipologia di macchina autonoma che, dotata di AI, dichiari guerra contro l’umanità intera?” Oltre al tema della discriminazione e della guerra, dunque, si evince anche quello delle intelligenze artificiali che, negli ultimi anni, si stanno particolarmente diffondendo.
L’unica pecca della light novel è la tendenza dell’autrice, Asato Asato, a soffermarsi sui traumi dei personaggi, in particolare di Shin. Ne risulta una scrittura un po’ ridondante e ripetitiva, ma è indiscutibile la sua creatività: è riuscita a sviluppare una trama così articolata e complessa, ma anche coerente, che strega il lettore sin dalle prime pagine. Sembra di essere catapultati in tutto e per tutto all’interno dell’opera, di vedere con i propri occhi la timidezza di Lena nel parlare ai Processors, l’apparente freddezza di Shin, così come la spensieratezza dello Squadrone Spearhead nonostante si trovi sempre a un passo dalla morte.
È incredibilmente ben fatta anche la regia dell’anime, dove il simbolismo e i passaggi da una scena all’altra lasciano semplicemente a bocca aperta.
Insomma, 86 - Eighty-Six è un capolavoro che è molto spesso sottovalutato e che solo in pochi conoscono, ma penso che sia uno di quelle opere che gli amanti di anime e manga, almeno una volta nella loro vita, dovrebbero sperimentare.
[Di seguito ci saranno digressioni e riflessioni più fitte circa i personaggi e gli avvenimenti che riguardano entrambe le parti della prima stagione. Quindi, utente, se intendi continuare a leggere - e ti ringrazio nel caso scegliessi di farlo - sappi che seguiranno una serie di spoiler.]
SPOILER ALERT
Shin. Ho già parlato di lui ma, essendo questa una raccolta di pensieri, ed essendo che i miei pensieri, al momento, non fanno che gravitare attorno a questo personaggio, sento di dovermi dilungare sulla sua analisi.
Il becchino, lo Shinigami, l’Angelo della morte; colui che, con la sua pistola, ha sparato a molti suoi compagni in fin di vita affinché non diventassero membri della Legione e potessero, infine, ottenere il meritato riposo. Si è fatto carico delle morti di così tante persone, persone di cui ricorda il volto e il nome, incisi nella sua mente. Lui, che è sempre riuscito ad andare avanti, sempre e solo l’unico a sopravvivere; lui, che pensa di essere stato lasciato indietro, abbandonato dai suoi compagni che l’hanno preceduto nella morte; lui, che si trascina sul campo di battaglia come uno scheletro alla ricerca della sua testa, spinto solo dal desiderio di uccidere suo fratello, ormai trasformatosi in un’unità della Legione. Quello stesso fratello che lo ha condannato al senso di colpa, che ha provato a strangolarlo con le sue mani, lasciando un segno sia sul suo corpo che sul suo spirito. Lui, che, dopo aver ucciso l’ultimo familiare che gli fosse rimasto, non aveva più alcun motivo per vivere, e quindi si è rifugiato nella guerra, alla disperata ricerca, battaglia dopo battaglia, della morte. Lui, che si sente in colpa di essere, ancora una volta, l’unico sopravvissuto, e allora pensa che la morte avrebbe dovuto reclamare lui anziché qualcuno che ancora credeva nella vita.
Voleva poter contare su qualcuno, una persona che, come lui, fosse stata capace di contrastare e vincere la morte, ed è per questo che ha chiesto al Maggiore di ricordarsi di loro, degli Eighty-Six; di ricordarsi di lui.
Inoltre, un’altra cosa che mi ha fatto commuovere è il modo in cui la sua abilità lo condanna a non essere mai davvero come gli altri, ad allontanarlo sempre dai vivi per seguire, indugiare su chi, ormai, non c’è più. Infatti, dopo esser quasi morto, Shin è diventato capace di sentire le voci dei morti, le ultime parole di innocenti il cui cervello, danneggiato o meno, è stato copiato e usato dalla Legione per continuare a combattere. Un rumore assordante che lo perseguita, che non gli dà nemmeno un secondo di riposo, neppure durante il sonno; un sibilo che lo accompagna da anni e anni e a cui dice di essere abituato, ma che in realtà lo rende un’arma micidiale, e viene usato, sfruttato dagli altri per le sue potenzialità. Shin, alla fin fine, è stato dapprima per la Repubblica, poi per la Federazione, proprio questo: un Eighty-Six particolarmente utile che poteva essere sacrificato, dal momento che non aveva nessuno, né una famiglia a cui far ritorno, né un posto che poteva definire casa. Uno strumento. E Shin ha accettato questo ruolo perché, dopotutto, faceva comodo anche a lui: poter continuare a combattere e rischiare la sua vita, in attesa dell’abbraccio finale della morte.
Aveva perso ogni speranza, né riusciva più a trovare il senso nel vivere, ma Lena è riuscita a infondere in lui una nuova scintilla.
Quando i due si sono incontrati dopo la battaglia contro Kiriya, l’unità Morpho, ammetto di aver pianto. Una scena toccante, non solo per il tanto bramato incontro tra i due, ma anche per come Shin abbia trovato, in parte, un altro motivo per cui andare avanti. Lena, attraverso le sue parole, ha salvato una vita: quella di Shin. Questa scena l’ho preferita di certo nell’anime piuttosto che nella light novel. Il regista ha fatto un lavoro incredibile, soprattutto nel rappresentare le diverse fasi in cui Shin ha realizzato chi fosse davvero quella ragazza che, davanti a lui, affermava di non voler abbandonare il campo di battaglia, che voleva essere all’altezza di coloro che le hanno mostrato la via.
Lena, che infine è riuscita a raggiungerli. Loro, o meglio, lui, che ha continuato ad aspettarla. Si è ricordata, ha mantenuto la promessa, è riuscita a sopravvivere; non lo ha abbandonato come gli altri, non come i suoi compagni. E Shin ne ha, infine, preso atto.
Mi dilungherò ulteriormente anche sulla mia coppia preferita: Shin e Lena. Mi hanno salvata in un momento della mia vita piuttosto complicato, in cui ero colma di ansia e avevo urgentemente bisogno di una distrazione; ma loro non soltanto me ne hanno offerto una, ma mi hanno anche fatto vedere il mondo con occhi diversi. Forse a molti sembrerà che io stia esagerando, forse alcuni diranno che l’opera, nel suo insieme, è mediocre, ma sono sincera, con voi e con me stessa, quando faccio affermazioni di questo tipo: questa serie, ma in particolare loro due, mi hanno cambiata sul serio.
Una delle scene che più ho preferito è stata quella del Festival della Rivoluzione: la mano di Lena tesa ai fuochi d’artificio quando Shin, dall’altro lato del Para-RAID - il mezzo da loro usato per comunicare -, le ha chiesto: “Ti ricorderai per sempre anche di noi?”. Quel momento di riflessione, la consapevolezza che non potranno mai essere sullo stesso campo di battaglia, che Shin inevitabilmente affronterà una guerra diversa, fatta di rischi e di scontri diretti; poi, Lena, determinata e sicura, gli risponde: “Certamente. Ma, prima di tutto, non permetterò che voi moriate.”
Per non parlare di quando, nell’episodio finale della prima stagione, Lena trova il disegno e la foto, insieme ai brevi messaggi lasciati dagli Eighty-Six. Tra questi, quello di Shinei Nouzen: “Se un giorno dovessimo arrivare alla nostra destinazione finale, potresti lasciare qualche fiore per noi?”
Il che mi fa capire quanto le vite di alcuni possono essere diverse dalla propria, di come, a prescindere da quanto ci si sforzi, esistono situazioni che nessuno può cambiare. Bisogna accettarle, accoglierle così come sono, e proseguire, sempre e comunque.