Little Thieves. C’era una volta una ragazza cattiva
Margaret Owenli
4.5/5
Sinossi
Dietro ogni dono si nasconde un debito. Lo sa bene Vanja Schmidt, sottratta a un destino spietato da due oscure dee, Morte e Fortuna, che adesso tendono la mano per reclamare il loro risarcimento. Il prezzo da pagare, però, è troppo alto e a Vanja non resta che una cosa da fare per riprendere il controllo della propria vita: pensare soltanto a se stessa, lasciando da parte ogni scrupolo. A offrirle, suo malgrado, questa opportunità è la principessa che serve, Gisele von Falbirg del Consacrato Impero di Almandia. Prendere il suo posto è semplice, grazie al filo di perle incantate che la “trasforma” nella sua vittima e le permette di cacciarla dal palazzo. E ancora più semplice è svuotare i forzieri dei ricchi nobili che la circondano, per finanziare la sua fuga. Inizia così la sua doppia vita: principessa di giorno e inafferrabile ladra di notte. I suoi furti sconvolgono a tal punto l’alta società da mettere sulle sue tracce Emeric, un giovane sottoprefetto incaricato di indagare sulla misteriosa ladra, che potrebbe rivelarsi un avversario molto più insidioso del previsto... A un passo dalla libertà, però, Vanja offende la dea sbagliata e viene maledetta. Avrà due settimane per fare ammenda, oppure sarà condannata a una fine terribile. Come se non bastasse, anche Emeric inizia a sospettare qualcosa e le si avvicina sempre più pericolosamente. Riuscirà Vanja a scampare al suo infausto destino o sarà lei, stavolta, a lasciarsi sottrarre ciò che ha di più prezioso?
Recensione
In qualità di lettrice appena uscita dal tanto odiato blocco del lettore, posso affermare con certezza che Little Thieves è il libro ideale per chi, come me, aveva bisogno di riprovare le “farfalle nello stomaco”; quelle farfalle che sono tutto, l’essenza di una lettura memorabile. Magari non ricorderemo ogni singolo dettaglio della trama o ogni sfumatura dei personaggi, ma le emozioni che ci hanno trasmesso, quelle sì che rimarranno impresse. E in questo periodo, lo ammetto, valuto i libri più su questo che su altro: ho bisogno di emozionarmi, di ridere ma anche di piangere. Sono rari i libri, specialmente del genere fantasy, che riescono a suscitare simili emozioni nel lettore. Il fantasy, infatti, è un genere complesso, difficile da sviluppare, e solo alcuni autori riescono a padroneggiarlo del tutto. Ciò è dovuto al fatto che, prima ancora di iniziare a comprendere i personaggi, il lettore deve familiarizzare con il mondo nel quale è stato catapultato, comprenderne le regole e la logica. Ma Little Thieves è riuscito a coniugare perfettamente il world-building e le personalità uniche dei diversi protagonisti, alleggerendo la lettura e rendendola incredibilmente coinvolgente.
Ritengo che l’autrice abbia fatto un lavoro eccellente con la caratterizzazione dei personaggi, a partire da Vanja, la protagonista, una ragazza tanto astuta e brillante quanto vulnerabile e segnata dalle cicatrici del suo passato. Abbandonata da sua madre biologica, ha dovuto innanzitutto affrontare il rifiuto della persona che l’ha messa al mondo, sentendosi come lo scarto tra i suoi numerosi fratelli. Si è vista tradita in tanti altri modi, persino dalle persone che per lei contavano di più; ma lei è andata avanti, scegliendo, per di più, la strada più complessa. Determinata e disposta anche a perdere la propria identità, ha sempre lottato per sopravvivere, per farsi spazio in un mondo che, fino a quel momento, non l’aveva mai riconosciuta. Le vecchie cicatrici, però, sono state lì, accompagnandola ovunque andasse, ricordandole chi è stata, chi è condannata ad essere. Sono segni che, sebbene invisibili, non hanno fatto che avere ripercussioni sul suo carattere, sulle sue relazioni. L’alone di tristezza che avvolge la sua figura è quasi tangibile, ma per fortuna, nel corso del romanzo, Vanja ha modo di maturare, di scoprire nuove parti di sé, di rinascere. E questo processo di maturazione è reso possibile solo grazie alle amicizie che costruisce: sia quelle che sembravano impossibili da aggiustare che quelle nate per puro caso.
Ho scoperto questo libro circa un anno fa, scrollando tra i post del Bookstagram. Ricordo di come abbia attirato la mia attenzione la fanart di una ragazza dai capelli rossi con una gemma sulla guancia, e di un ragazzo che teneva in mano una sorta di taccuino: Vanja ed Emeric. Da allora, ho sempre voluto leggerlo e, non appena ho visto che la versione inglese era in offerta, l’ho presa senza esitazioni. Tuttavia, devo ammettere di aver avuto qualche difficoltà all’inizio: non riuscivo a dedicare molto tempo a questa lettura, sia per gli impegni scolastici che mi hanno tenuto molto impegnata in quel periodo, sia perché il libro non aveva completamente soddisfatto le mie aspettative. Ma, superata la parte più critica, ossia quella iniziale, ho trovato la narrazione davvero scorrevole e il triplo più interessante. Sono felice di non aver abbandonato questo piccolo capolavoro, visto che mi ha trasmesso davvero molto, sia in termini di messaggi che di sensazioni.
Credo, però, che ad aver rallentato la mia lettura siano stati alcuni piccoli difetti, che tuttavia non hanno oscurato la bellezza di questo libro: in particolare, la presenza costante di parole di una lingua che, onestamente, non saprei riconoscere. Infatti, vengono spesso riportati termini, oltre che difficili da leggere, anche non semplici da capire. Nonostante alla fine del libro ci sia un glossario che spieghi il significato di ciascuno, personalmente avrei preferito non doverlo consultare continuamente, interrompendo di volta in volta la lettura. Immagino, però, che questo faccia sempre parte del sofisticato world-building di Little Thieves. Inoltre, c’è da dire che si tratta di una mia semplice preferenza, quindi è possibile che ad altri non dia fastidio, anche perché man mano che si va avanti ci si abitua, e tutto acquisisce un senso.
Fatto sta che non vedo l’ora di continuare la saga, anche se penso che il finale del primo libro sia perfetto anche come standalone. Confido, quindi, che l’autrice abbia saputo gestire l’intreccio e dare vita a una storia conservi l’unicità e la bellezza del primo volume.
PRO
CONTRO